Suggerimenti per ridurre le tasse, legalmente, se sei un professionista

Hai mai sognato di diventare imprenditrice o imprenditore di te stesso?

In questi ultimi tempi si è molto sentito parlar di Quiet Quitting e Great Resignation, termini scaturiti dai sempre più frequenti di episodi di burnout (esaurimento da lavoro) e di senso insoddisfazione e di non appartenenza all’organizzazione per cui si lavora.

Questo perché, molto spesso impegno e dedizione al proprio lavoro non vengono riconosciuti dai manager o dai capi d’azienda, scoraggiando così le risorse interne dal fare straordinari, farsi carico di responsabilità che vanno oltre le proprie responsabilità, dimostrare come il proprio valore aggiunto possa contribuire alla crescita e sviluppo dell’azienda.

Ecco perché un numero sempre maggiore di lavoratori dipendenti decidono di prendere in mano il proprio destino e creare un progetto autonomo. Diventano freelance, professionisti microimprenditori.

Mettono a frutto l’esperienza maturata, le competenze acquisite negli anni e con entusiasmo e motivazione si lanciano nella nuova avventura: aprono la fatidica Partita Iva.

Ricerche di informazioni, consulenze sono all’ordine del giorno per capire come muoversi nel mondo del lavoro autonomo. Tutto interessante e bello, fino alla parte burocratica e fiscale. Ansia e timori affiorano e creano preoccupazione per ciò che viene percepito come un ginepraio costellato di adempimenti, obblighi e un mare di tasse da pagare.

Ecco la buona notizia!

In Italia dal 2015 esiste un particolare regime fiscale di vantaggio che prevede una semplificazione sia sotto l’aspetto della gestione contabile adempimenti e soprattutto da quello fiscale.

 
 
 

Il regime forfettario

Introdotto dal 2015 è un regime fiscale agevolato detto appunto di vantaggio, destinato agli operatori economici di ridotte dimensioni (come definito dall’Agenzia delle Entrate).

Rientrano in questo regime i soggetti che:

  • hanno percepito compensi per un importo non superiore a 85.000,00€ all’anno;

  • si siano avvalsi di collaborazioni da lavoratori dipendenti o da prestatori esterni per un importo complessivo lordo inferiore a 20.000,00€;

  • il costo complessivo dei beni strumentali alla dine dell’anno non superi l’importo di 20.000,00€.

 L’aspetto più rilevante riguarda la modalità di tassazione dei compensi percepiti. 

In base al codice Ateco con cui ci si è registrati all’atto dell’attribuzione della Partita Iva, è previsto un cd. coefficiente di redditività che varia tra il 78% e il 67% che viene applicato, non all’importo fatturato nell’anno di riferimento, ma su ciò che è effettivamente è incassato.

Il risultato ottenuto dall’applicazione del coefficiente della propria attività rappresenta il reddito imponibile dal quale si detraggono i contributi dovuti all’INPS o alle casse previdenziali obbligatorie previste per alcune professioni (avvocati, ingegneri, commercialisti). Il reddito netto così ottenuto è la base su cui calcolare l’imposta da versare.

La caratteristica di questo tipo d’imposta (detta sostitutiva) è che viene applicata in forma forfettaria (5% o 15%) e sostituisce altre imposte quali IRAP e le addizionali regionali e comunali.

L’aliquota del 15% è quella naturalmente applicata, mentre l’applicazione del 5% è riservata alle start-up e si applica ai primi di 5 anni di attività.

 N.B. Nel regime ordinario l’aliquota Irpef più bassa è del 23%.

 

Altro vantaggio non trascurabile del regime forfettario è rappresentato dalla semplificazione della gestione contabile e degli adempimenti fiscali.  Innanzitutto, i soggetti forfettari emettono fatture senza applicazione dell’Iva, quindi per i potenziali clienti ciò rappresenta un minor esborso di denaro. Risulta così conveniente rivolgersi a professioniste/i appartenenti a questo regime fiscale.

Inoltre, i forfettari non sono soggetti ad alcun tipo di registrazione delle operazioni attive (corrispettivi e fatture emesse) e passive (fatture ricevute dai fornitori) e non sono tenuti alla presentazione della Dichiarazione Iva, esterometro, studi di settore.

Questo si traduce in un ulteriore risparmio di costi relativamente alle tariffe applicate dal commercialista che è la figura fondamentale sia nella fase di avvio dell’attività che nella successiva gestione.

Beh! Spero di averti dato qualche spunto su come poter risparmiare sulle tasse se sei una libera professionista o un freelance.

Continua a seguire gli articoli del nostro BLOG e, se hai domande contattaci, saremo liete di esserti di aiuto.

 

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